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Catturare le visioni del sogno, decifrarle, coglierne i significati arcani o semplicemente riprodurre le loro fogge mutevoli. Da sempre l'arte subisce il fascino delle immagini notturne, sebbene la loro rappresentazione si sia rivelata nel corso del tempo complessa, inadeguata se non addirittura impossibile. Il saggio ripercorre le strategie che le diverse epoche culturali, dall'antichità classica fino al primo Novecento, adottano per dare forma allo sguardo onirico, tracciarne i contorni e fissarne i meccanismi di composizione. Dalle apparizioni sacre del Medioevo ai sogni di pietra di Michelangelo, dalle fantasmagorie di Füssli e Goya ai paesaggi interiori di Gauguin e Redon fino al cinematografo mentale di Ernst e Matisse, il sogno manifesta ogni volta il suo potere di figurazione: quello di un'immagine in continuo divenire che deposita i propri significati ai margini della rappresentazione, negli scarti tra ciò che sperimenta l'occhio vigile e ciò che invece può essere percepito solamente durante il sonno.